C’è chi lo ama seguendolo fedelmente da circa una vita. C’è chi lo odia ma nelle pause, tra una partita di calcio e il blockbuster della rete nemica, non riesce a non dare una sbirciatina, così giusto-per-vedere-chi-vince. Perché, come dice la buon vecchia sigla, volenti o nolenti, Sanremo è Sanremo.
Ma è cambiato qualcosa rispetto alle edizioni passate? Se sì, cosa?
Sostanzialmente poco ma quel poco è cambiato parecchio. Tanto per iniziare nessuna soubrette che mostra cosce senza dare aria alla bocca ma una grande, grandissima Luciana Littizzetto che avrebbe potuto condurre l’intero Festival anche da sola: una boccata d’aria fresca, finalmente qualcuno che si è “permessa” di sdoganare il (finto) bigottismo di un’Italia che fa di tutto per mostrare ciò che non è. Dal punto di vista musicale, i cantanti hanno avuto la doppia possibilità di farsi conoscere portando in gara 2 canzoni di cui 1 eliminata da pubblico e giuria durante la prima serata. Nessun duetto internazionale per i BIG ma una puntata interamente dedicata alle canzoni del passato – qui più che andare avanti si son fatti 10 passi indietro.
Quali sono stati però i migliori momenti del Festival? Ripercorriamoli insieme!
♕ TOP 10 ♕
10. Il Ragazzo della Via Gluck versione reggae (by Almamegretta) e Luce versione jazz (by Raphael Gualazzi)
09. I travestimenti di Elio e le Storie Tese (memorabile quella da Papa)
08. La dichiarazione d’amore e di matrimonio di una coppia omosessuale, volata successivamente a New York per sposarsi il giorno di San Valentino
07. A Bocca Chiusa mimata con il linguaggio dei segni da Daniele Silvestri, Renato Vicini e tutta l’orchestra
06. I 40 minuti di monologo di Maurizio Crozza che ci ha ricordato che viviamo in un Paese incapace di aprire gli occhi
05. Le battute pungenti, scomode e irriverenti dell’immensa Luciana Littizzetto (e le imitazioni di Fabio Fazio, unico aspetto che salvo della sua conduzione)
04. Lo spessore e l’immensità di ospiti come Asaf Avidan, Antony and the Johnsons, Stefano Bollani, Caetano Veloso, Birdy, Andrea e Amos Bocelli
03. Il tripudio di tweet (ugualmente perfidi e brillanti) con hashtag #Sanremo2013, #sanctusremus, #spamremo
02. Elio che, durante l’ultima puntata, sbaglia l’ultima nota de La Canzone Mononota, l’unica a non essere un DO
01. Il monologo di Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne e la danza di One Billion Rising
LE MIE CANZONI PREFERITE
♬ BIG ♬
In quanto a qualità, qualcosina in più rispetto alle passate edizioni si è sentito, ma non abbastanza se consideriamo l’importanza che viene data a questa manifestazione canora. La mia grande scommessa era Chiara, reduce dalla sua vittoria a X Factor. Purtroppo Zampaglione e Bianconi me l’hanno invecchiata di almeno 10 anni. Peccato perché lei, nonostante fosse evidentemente raffreddata ed emozionatissima, è stata vocalmente eccelsa. L’altro occhio di riguardo era per Raphael Gualazzi che personalmente ammiro a dismisura, in particolar modo come musicista. A differenza di pubblico e giuria, io avrei scelto Senza Ritegno come canzone da tenere in gara, decisamente più sperimentale di Sai (Ci Basta Un Sogno).
Impossibile non citare La Canzone Mononota di Elio e le Storie Tese, un vero e proprio esercizio musicale. Incompresa dalle orecchie più pigre, il brano degli Elii risulta essere di una difficoltà non indifferente: cambi di ritmo, velocità, mood ed entrate a sorpresa (l’inno di Cuba su tutti) caratterizzano l’intera durata del pezzo, che sulla Rete pare essere quello che ha riscosso più successo. Grande ammirazione per il duo Molinari-Cincotti, capaci di ravvivare una scaletta che pareva pendere o verso la ballad struggente o verso la canzone folkloristica zumpappà. E big up per il coraggio di Simona per quanto riguarda la scelta degli outfit, opinabili ma da “why not?” al tempo stesso.
Pollice verso per la soporifera Maria Nazionale che, con un cognome così importante, sembra essere la perfetta metafora di un Belpaese addormentato e poco vigile. Come non menzionare il vincitore Marco Mengoni (che si aggiudica anche la partecipazione all’Eurovision Song Contest)? Con la sua L’Essenziale è riuscito a confezionare, insieme al bravo Casalino e a De Benedittis, un pezzo piacevole, forse “già sentito” ma non per questo non meritevole. Tutti gli altri? Sufficienti, chi più chi meno.
LE MIE CANZONI PREFERITE
♬ GIOVANI ♬
Impossibile non notare, quest’anno, la bravura degli 8 giovani in gara, agguerriti e con una gran voglia di esprimersi. La maggior parte delle canzoni sono state scritte esclusivamente da loro stessi e questo rende ancora più onore a questi piccoli grandi cantanti. A parte qualche rara eccezione, devo ammettere che ho apprezzato moltissimo tutti i brani proposti. Il mio occhio di riguardo era per Il Cile (che ho recentemente visto live a Milano e di cui ho adorato il primo, eccellente lavoro) e per Andrea Nardinocchi, fresco e frizzante, con un album appena uscito che non vedo l’ora di ascoltare. Ma non disdegno nemmeno Ilaria Porceddu né il vincitore Antonio Maggio, entrambi provenienti dalle prime edizioni di X Factor.
Un Sanremo comunque piacevole: 2 conduttori piacevoli, 22 canzoni piacevoli. Fin qui tutto ok. Sono i premi della critica che, beffardi, parlano chiaro: “paradossalmente” miglior testo a Le Parole Non Servono Più (Il Cile) e “paradossalmente” miglior arrangiamento a La Canzone Mononota (Elio e le Storie Tese).
Insomma, la morale qui è una sola: mai giudicare dalle apparenze.
Andare a fondo potrebbe riservarvi delle grandi sorprese.
#Sanremo2013 Un sentiDO grazie a tutti! twitter.com/eelst/status/3…
— EelST (@eelst) 17 febbraio 2013
Io tifo per loro! @eelst #sanremo2013 #spamremo twitter.com/daniesilvestri…
— Daniele Silvestri (@daniesilvestri) 16 febbraio 2013
@a_nardinocchi Zio hai spaccato il culo. vincerà la canzone più paracula (allitterazione) ma credo ne usciremo a testa alta.
— Il Cile (@ilcile) 15 febbraio 2013
Un grande ‘Grazie’ a tutti coloro che mi hanno sostenuto. Ci vediamo in tour! (RG)
— Raphael Gualazzi (@RaphaelGualazzi) 17 febbraio 2013
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